Dopo Trump l’Ungheria approva addirittura una riforma costituzionale che stabilisce che ci sono solo due sessi! Il tutto in un pacchetto chiaramente indirizzato contro la comunità LGBT che prevede, nel nome della tutela dei bambini, la possibilità di vietare il pride.
Poi, personalmente, un bambino al pride non lo porterei mai, un po’ perché talvolta si trova gente in atteggiamenti che un adulto si fa una risata ma un bambino potrebbe non capire, un po’ per le idee aberranti che molti pride portano avanti, ma da questo a un divieto generalizzato ce ne passa, e anche il potere coercitivo dello stato dovrebbe agire nel modo più chirurgico possibile…
In ogni caso, la comunicazione più favorevole a questi temi ha subito messo insieme le due cose, quasi come a dire che se si sostiene che i sessi siano due tutto sommato si è come chi vuole vietare il pride. Nulla di più sbagliato.
Come affermo che i sessi siano due, perché lo sono, affermo che vietare la parata del pride è roba da stato autoritario, perché lo è. I miei dissidi intellettuali con il pride si risolvono nel campo delle idee, non con un divieto calato dall’alto.
Qualcuno, all’idea che i sessi siano due, risponde con “ma ognuno può fare quello che vuole!”. Certo, ma nei limiti della realtà. Non bisogna confondere i sessi con i ruoli che si assegnano ad essi in una data cultura: un uomo può tranquillamente girare in gonnella (come da titolo) senza che ciò lo renda di un altro sesso e senza che nessuno debba vietarglielo! Questa estremizzazione del ruolo di genere, che viene elevato a ciò che devi essere per appartenere a un dato genere e appena devi un po’ dalla norma sei di un altro genere, è una di quelle estremizzazioni che porta la persona media ad accettare la qualunque nel nome della “normalità”.
Chiaramente, l’affermazione corretta “l’uomo ha due sessi” va anche portata nel suo contesto. Alcune persone appartengono oggettivamente ad un sesso biologicamente parlando ma nel loro io interiore si sentono appartenere all’altro. Non vedo perché, a seguito di regolare percorso medico/psicologico, non debba essere riconosciuto loro un adeguamento di status, pur nel rispetto delle persone del sesso biologico a cui si sentono di appartenere quando necessario (come negli sport femminili, dove la presenza di atleti transessuali può oggettivamente costituire una concorrenza sleale).
Così come vi è il caso degli intersessuali, il cui sesso cariotipico non è quello fenotipico o dove si hanno espressioni confusionarie a livello di caratteri sessuali. In questo caso è decisamente poco caritatevole dire agli intersessuali di “attaccarsi al tram”, viste le difficoltà fisiche e psicologiche legate a queste condizioni.
In ogni caso, libertà non è la libertà di fare quello che ci pare a prescindere, ma la libertà, da uomini e donne, di fare ciò che ci pare entro certi limiti. Sperimentare è ampiamente dentro questi limiti, ma non possiamo fingere che farlo ci renda non uomini o non donne. Così come non possiamo fingere che vietare il pride sia una mossa per salvaguardare l’infanzia e non una sparata autoritaria di un Orbán alla ricerca di consenso.