FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Reato di femminicidio, se la destra riesce a fare peggio di Zan

Del DDL Zan ho parlato varie volte a suo tempo e, pur comprendendone lo spirito, non l’ho mai ritenuto chissà quanto importante e, anzi, ho sempre pensato che molti dei sostenitori non lo sostenessero realmente ma lo volessero usare in chiave politica per fomentare l’elettorato LGBT senza mai dare loro l’agognata legge.

Un’accusa che non si poteva però fare al disegno di legge del politico veneto era quella di essere discriminatorio. Se fosse passato il DDL Zan se una squadraccia queer avesse deciso di picchiare gli eterosessuali in strada si sarebbe presa l’aggravante prevista dalla legge. Il governo Meloni, invece, riesce a proporre una legge che riesce a far rizzare le orecchie a chiunque abbia una cultura giuridica al netto del colore politico o del sesso: quella sul femminicidio.

La mossa di annunciarla il sette marzo è molto furba: questo articolo di critica uscirà l’otto marzo, giornata internazionale della donna, e vuoi parlar male del reato di femminicidio proprio questo giorno?

Beh, sì, perché si tratta di un obbrobio giuridico, per di più non necessario. L’articolo punisce con la pena dell’ergastolo “chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità

In questo linguaggio, che secondo vari commentatori è da intervento direttissimo della Consulta, sono almeno tre problemi.

Il primo, evidente, “la morte di una donna”. Un codice del genere andrebbe a creare una situazione in cui lo stesso atto viene rappresentato da due fattispecie differenti semplicemente in base al sesso della vittima. Se Luisa uccide la propria partner Giorgia per gelosia c’è la pena dell’ergastolo senza di default, mentre se lo stesso fa Mario uccidendo il proprio compagno Simone potrebbe cavarsela con molto meno.

Qualcuno dirà che casi del genere sono estremamente rari e che la stragrande maggioranza dei delitti un tempo detti passionali sono commessi ai danni di una donna. Vero, ma il diritto dovrebbe essere generale, come lo sarebbe stato nel caso del DDL Zan. Qui invece si creerebbe un reato discriminatorio: sarebbe come voler prevenire la delinquenza straniera con un reato che recita “Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, mediante violenza alla persona o minaccia, s’impossessa della cosa mobile di un cittadino comunitario, sottraendola a chi la detiene ecc”.

La seconda: la scarsa chiarezza o, in gergo, l’indeterminatezza della fattispecie. Che è la ragione per cui venne ritenuto incostituzionale il reato di plagio, se un reato è troppo vago ciò va contro la principio di tassatività, dato che impedisce al cittadino di sapere quale condotta è punita e quale no. Molte delle condizioni proposte sono vaghe: come si definisce “espressione della sua personalità“? Se una madre tirasse un ceffone alla figlia perché ha la gonna, a suo dire, troppo corta e cadendo pestasse la testa e morisse meriterebbe l’ergastolo? E, soprattutto, se la stessa identica cosa capitasse ma ad avere la gonna fosse un figlio maschio? Si parla di “reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà“, ma anche questo non è un po’ troppo vago? Diritti e libertà sono tanti e, tornando al discorso precedente, spesso sono esercitati anche da uomini. Non si parla di diritti spesso negati alle donne, ma di diritti. Con un po’ di fantasia ogni omicidio commesso contro una donna può diventare tale con una legge scritta così: uno accoltella la vicina di casa perché lascia le scarpe sull’uscio? Femmincidio. Parimenti, con una legge così vaga anche niente può essere femminicidio. Capite bene che ciò è un problema.

La terza: l’appiattimento, che potrebbe persino influire sul reato preterintenzionale (che infatti ho citato sopra, è davvero così vago che c’è chi ritiene possa applicarsi). Se il codice penale pur prevedendo le fattispecie d’omicidio tra le più gravi crea un’ampia forbice tra il minimo e il massimo una ragione c’è: se l’effetto è il medesimo, possono cambiare molte cose nella ragione dell’azione. Con questa fattispecie nulla di tutto ciò, nei fatti, conterebbe: un atto d’impeto sarebbe punito tanto quanto un atto lungamente premeditato.

Certamente si può dire che è talvolta già così: vero, nel momento in cui la pena massima non è più la ghigliottina tanti reati hanno la pena massima come propria. Ma questa è la dimostrazione dell’inutilità della misura: già oggi, con le aggravanti che abbiamo e che non sono discriminatorie, l’ergastolo è già spesso la pena d’elezione per reati che, intuitivamente, ricadono in quella definizione. Senza doversi impegolare in casi limite, in fattispecie autonome di dubbissima costituzionalità e in reati meno che tassativi.

Una cosa che apprezzo degli avvocati è l’essere in grado di difendere i principi e i diritti anche quando si parla della peggior feccia. È facile staccare il cervello davanti a un fenomeno aberrante come il femminicidio e chiedere a gran voce misure nuove e più dure. Ma farlo, solitamente, non è molto saggio.

E a chi pensa, come tanti sui social, che l’opposizione a tale reato è tematica maschile e dimostra che sia necessario perché gli uomini sono cattivi e temono di finire dentro consiglio questo articolo, largamente al femminile, dell’HuffPost, del quale non posso che condividere l’affermazione “Una potenziale vittima di femminicidio non ha interesse a sapere quale sarà la pena che avrà il suo assassino. Vuole restare viva”. Chi uccide con la prospettiva di una pena dai 21 anni all’ergastolo non smette di farlo perché la pena è ora dell’ergastolo a meno di attenuanti. Servono misure di aiuto alle donne maltrattate, e anche agli oggettivamente più rari uomini maltrattati, come serve che la legge interventa prima quando ci sono i segnali d’allarme e non che “eh signò, non si preoccupi” e poi a fatto di sangue avvenuto tutti che si disperano.

Il diritto penale è extrema ratio. Considerando che contro il femminicidio non è stato fatto quasi nulla di ciò che andrebbe fatto a livello sociale per combatterlo non è decisamente l’azione più opportuna da prendere.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.