FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Se la commissione COVID ci dice che dovremmo votare per il Quirinale

Premierato. Questa è la riforma proposta dal governo di Giorgia Meloni, con elezione diretta del presidente del Consiglio per un mandato quinquennale contestualmente alle Camere, premio di maggioranza e norma anti-ribaltone che permette di sostituire il premier solo con un membro della maggioranza.

C’è chi ritiene che si tratti semplicemente di una legalizzazione di ciò che de facto vige, chi invece parla di una riforma necessaria per dare all’Italia una guida stabile e chi addirittura la paragona al governo Mussolini! A così pochi giorni dalla semplice approvazione della proposta in Consiglio dei Ministri, non mi sono fatto un’idea e le cose potrebbero cambiare, ma una notizia che ho letto su Ultim’ora Politics mi ha fatto pensare…

Capito? “Le modifiche”, ossia il fatto che DPCM e stato di emergenza non saranno oggetto di indagine, “vanno incontro alle recenti osservazioni del Presidente della Repubblica”!

Eppure, chi si ricorda il periodo pandemico ricorderà bene che il Quirinale rispose alle critiche sulla costituzionalità del DPCM dicendo che… sarebbero stati costituzionalizzati a tempo debito! In un certo senso, il Quirinale ha fatto osservazioni sulla commissione di inchiesta che riguardano ciò che ha fatto… il Quirinale!

La figura italiana del presidente della Repubblica è di chiara derivazione monarchica e Luigi Einaudi, tra l’altro monarchico, lo ha fatto notare in varie occasioni. La figura del capo dello Stato è quasi mistica qui, la sua parola è forse più importante di quella del Papa e la tutela legale garantita ad essa, di derivazione fascista (ops) è un qualcosa che non si vede nemmeno in certe monarchie odierne! Con un po’ di ironia, se domani il Presidente dicesse per ridere che 2+2 fa un pesce, qualche zelante procuratore manderebbe la DIGOS nelle facoltà di matematica ad indagare su chi dice che fa 4!

Comunque, col tempo non abbiamo più avuto presidenti della caratura di Einaudi e, specie dopo i nove anni di Napolitano, si è arrivati a quello che alcuni definiscono un semipresidenzialismo de facto, con il Quirinale che è diventato un attore sempre più fondamentale della politica italiana.

In vari paesi europei di tradizione parlamentare esiste l’elezione diretta del capo dello Stato. Cechia, Slovacchia, Austria, Bulgaria per dirne qualcuno… Il presidente della Repubblica resta una figura onorifica, non come in Francia ad esempio, ma gode della legittimazione del voto popolare.

Non è un sistema a prova di bomba: Praga è passata col voto popolare da Havel e Klaus, comunque due figure di rilievo, a Zeman, che è meglio tacere, tant’è che, dato che la Cechia non sarà l’America ma non è nemmeno la Repubblica italiana postfascista col reato di vilipendio, il motto “Miloše do koše” (Miloš nel cestino) veniva stampato pure sulle magliette, mentre qui qualche PM starà leggendo questo articolo per capire se il Duce non l’avrebbe considerato irrispettoso del Re.

Ma in un periodo in cui la figura del capo dello Stato è parecchio potente e influisce sull’andamento della politica e soprattutto è molto polarizzante, tra chi pende dalle sue labbra come se fosse una sorta di Papa laico infallibile e incontestabile e chi invece lo accusa di tutti i mali, votarlo direttamente non solo darebbe più legittimità al suo operato, ma ci ricorderebbe anche una cosa molto importante: che si tratta di un umano e, più nello specifico, di un politico.

Avatar
Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.