Credo di non offendere nessuno dicendo che, storicamente, il MSI ed AN son stati partiti a trazione romano-meridionale, specie al Nord, dov’erano quasi partiti di minoranza per i meridionali di destra ivi residenti.
Eppure oggi i sondaggi parlano chiaro: Fratelli d’Italia punta ad essere la prima formazione in Lombardia e in Veneto. Chiaramente tutto è ancora in gioco e sino alle elezioni non è scritto nulla, ma non sarebbe affatto sorprendente se i risultati fossero quelli, con una Lega ridotta a percentuali risibili e un centrodestra, anche al Nord, a trazione meloniana.
Verrebbe sicuramente da indignarsi, della serie “come si fa a votare la Meloni al Nord” ma la realtà è che non esiste una scelta dichiaratamente nordista, si può tranquillamente ribattere “ah, allora voti Fratoianni che vuole difendere la Costituzione dall’autonomia differenziata, prevista dalla Costituzione medesima e i suoi alleati del PD” o “ah, allora preferisci la Lega che parla tanto di autonomia poi ha votato solo quella di Roma capitale”, senza parlare di ciò che si può dire del Terzo Polo, che ha dentro la Carfagna, del Movimento 5 Stelle e delle micro-formazioni, che solitamente parlano della temibile secessione dei ricchi.
Non ha tutti i torti Gianni che considera l’arrivo della Meloni al Nord ” la più grande sconfitta nella storia della Lega. Un capolavoro che poteva essere se non frutto del lavoro di Salvini che, in questi dieci anni, ha sdoganato l’estrema destra in un territorio che era storicamente autonomista, indipendentista e post-ideologico. A quel punto l’elettorato si è sentito libero di scegliere l’originale al posto della copia”
Purtroppo, la stagione del Nord è finita. Ora è tempo del Sud, e non c’è alcun complotto: è il Nord ad aver rinunciato ad una rappresentanza politica territorialmente radicata. Ma ormai, complice anche una nostra reazione quasi inesistente, l’idea stessa di una politica che viene da Nord è sporcata da “l’egoismo lombardo ha portato il Covid perché preferisce il profitto e il lavoro alla salute e alla vita”.
Il problema, comunque, è che al Sud si vince proponendo ciò che fa male ad una società sana: assistenzialismo, clientelismo, statalismo e altre amenità. Sarebbe sicuramente bello vedere il Sud rialzarsi e dire “no, grazie” allo stato che tanto generosamente vuole tenerlo dipendente, un po’ alla Sturzo, ma così non è, non c’è nessuno che proponga al Sud più libertà economica, più lavoro produttivo, più potere decisionale e autonomia politica: tutti propongono miracoli, lavori e infrastrutture calati dall’alto.
In questo Fratelli d’Italia è un classico partito italiano (propone vari interventi statali per il Mezzogiorno) ma c’è di peggio: è ad esempio contrario al Reddito di Cittadinanza e allo scostamento di bilancio per il gas, come c’è di meglio.
Rispetto al partito personale di Salvini, ormai unito da slogan, populismo e speranza di elezione, sembra quasi un partito conservatore mediamente rispettabile, meglio di quelli dell’Europa orientale, ad esempio.
Il problema (già menzionato) è, a mio parere, che l’anima già descritta di FdI non è mai morta, sarebbe un partito accettabile se corresse sotto l’Appennino ma appena lo passa entra in una spirale di nazionalismo, sciovinismo, opposizione alle autonomie locali, scetticismo sulle identità storiche e, alle volte, un vero e proprio odio per queste ultime, specie quando si scontrano con quella italiana.
Il fatto che il Nord si trovi costretto ad un partito del genere come prima scelta è un segno di grave disagio politico. Ma lascia spazio ad una nuova iniziativa o ormai è una causa persa?