Il metodo scientifico, per come lo conosciamo oggi, è abbastanza recente, così come sono recenti vari modi che abbiamo oggi per capire il mondo: non è un mistero che la gran parte del progresso umano l’abbiamo vista dopo la rivoluzione industriale.
Ma prima che avessimo la scienza in senso moderno non è che la gente stesse nella propria caverna senza chiedersi nulla: provava a capire il mondo con mezzi meno precisi. Tra di essi, la filosofia.
Ho criticato anche aspramente l’uso della filosofia come ammortizzatore sociale nella scuola italiana, ma la verità è questa: per secoli i filosofi hanno avuto il ruolo che gli scienziati hanno oggi: Aristotele era uno scienziato, ma anche un filosofo, idem Pitagora e Archimede. Per non parlare di Leonardo Da Vinci, Keplero, Galileo, Pascal e Leibnitz, nomi cari tanto alla scienza quanto alla filosofia
La loro ricerca per capire come funzionasse il mondo, d’altronde, per quanto imperfetta e spesso influenzata dalle idee irrazionali di chi le faceva (che sono, d’altronde, alla base del lato umanistico della filosofia), era una degna antenata del metodo scientifico, che ha portato a molti avanzamenti per l’umanità.
Ma come siamo passati da Pascal e Galileo a Žižek e Galimberti che, non me ne vogliano, ma sono influenti solo nel loro campo disciplinare e non più per tutta la scienza?
Banalmente, abbiamo trovato di meglio rispetto al metodo filosofico: il metodo scientifico. Un sistema anch’esso imperfetto, d’altronde è figlio degli umani, ma che elimina molti dei bias che la filosofia porta, favorendo – e non di poco – il progresso dell’umanità.
Esaurita questa funzione la filosofia, ormai, altro non è che lo studio della storia della filosofia. Una disciplina nobile, utile per chi fa studi umanistici (uno mica va al classico per imparare a progettare impianti radio, d’altronde), ma non è decisamente una materia universale che tutti devono studiare sennò si perdono qualcosa: quel ruolo spetta, oggi, alle materie scientifiche, che davvero ti danno gli strumenti per pensare, invece di dirti come pensava qualcun altro e che solo ripetendo a pappagallo potrai pensare anche tu.
Materie scientifiche che sì, spesso, alle volte sono ignorate, specie negli istituti tecnici dove, come dicevo nell’articolo linkato sopra, sarebbero invece essenziali. Ma, evidentemente, lo Stato, che tanto tiene al monopolio sull’istruzione, tanto tiene anche a dar lavoro a gente che nel mercato del lavoro non lo troverebbe. D’altronde, a cosa serve la scuola, a istruire il futuro di un Paese o come surrogato del reddito di cittadinanza?
E così, nei prossimi anni, inizieremo a diplomare tecnici che non hanno basi scientifiche, non san fare manco il proprio lavoro ma avranno studiato filosofia. Non dico “che conosceranno la filosofia” visto che da Roma non mi aspetto manco quello.
Sicuramente, avranno un buon futuro lavorativo anche loro. Tanto, mal che vada, lo Stato gli trova un lavoro a spese della collettività.
Speriamo che i proctologi abbiano sempre lavoro.