La vita non è fatta solo di vax e no vax, di mascherine e green pass: è più complessa.
Parlare e dare giudizi sul governo di questo o altri Paesi solo in dimensione covid è restrittivo e fuorviante.
Se c’è un complotto (se c’è) non mi pare quello fantomatico delle Big Pharma che aspirano a fare utili e portarli a casa, ma è l’esasperazione dell’informazione sul Covid.
Del resto: 1) ll fatturato delle Big Pharma unite sfiora i 3 mila miliardi di $ contro i 74 mila che il sistema economico mondo produce ogni anno: il 4% del totale. Troppo poco per permettere vincenti complotti economici globali. Per di più il segmento Covid rappresenta meno del 25% dei loro ricavi totali. 2) basta un decreto, addirittura un DPCM! per decidere i destini di ogni soggetto economico, questi compresi. Non per niente i cimiteri sono molto più pieni di vittime della politica che delle imprese.
In conclusione il complotto pare uno dei consueti parti della fantasia vetero/neo marxista e della nebulosa di complottisti e contestatori di varia natura, uniti nella acritica condanna del libero mercato, ma più in generale delle dottrine dello Stato che governano le democrazie occidentali.
In questo quadro vedo, a titolo del tutto personale, la situazione odierna dell’Italia.
Sul tema della salute: Draghi ha seguito Speranza (e i burocrati sanitari: sono 7 su 11 componenti del CTS) in modo pedissequo. Averlo accettato come ministro fin dall’inizio è una cambiale che ha pagato a LEU: a parte la competenza, è certamente prigioniero di una cultura burocratica tipica della sinistra internazionale: mettere naso e mani dentro i più minuti gesti quotidiani del cittadino, delimitarne i comportamenti orientandoli verso il “bene comune”: per i comunisti e i loro epigoni l’uomo vero conta poco, conta la classe. L’individuo deve stemperarsi nel collettivo.
Da qui la pretesa di governare i dettagli del vivere civile, i bizantinismi dei contenuti e il burocratese del linguaggio. Insomma non ci si capisce niente e si vive nella speranza di non incorrere nelle trappole che il governo ha predisposto. Cinque meno meno al governo su questo tema.
Ma il giudizio sull’operato di Draghi e del suo governo o è complessivo o è incompleto e dunque inattendibile.
Che è successo, che succede e che succederà del vasto serbatoio della vita quotidiana?
C’erano e ci sono alternative convincenti a Draghi? Ci sono sostituti idonei?
A me pare che:
il prestigio personale di Draghi ha contribuito ad abbassare il famoso spread, che per anni ha tenuto banco e che è servito ad abbattere l’ultimo governo Berlusconi. Sono miliardi in meno da pagare, altro che discorsi. I mercati e le istituzioni finanziarie internazionali ritengono che Draghi garantisca la tenuta del sistema Italia.
Lo stesso prestigio ha indotto la vigile U.E. a regalarci un pacco di miliardi e a prestarcene ancora di più. Li aveva promessi a Conte e Letta ma li ha dati a Draghi convinta che sia l’unico in grado di farne buon uso. Dubito che li avrebbe dati a Conte e ai suoi alleati, tutti filo U.E. ma ben poco apprezzati dalla stessa.
La possibilità di incidere sulle decisioni internazionali è aumentata. Perfino uno come Di Maio, che vive nel riflesso di Draghi, riesce a cogliere attenzione.
La stessa U.E. pare orientata a cambiare criterio di valutazione del debito sovrano: l’Italia potrebbe godere di ulteriori sconti, sarebbero altri miliardi.
La vicenda Presidenziale:
Pur di restare dove sono (e dopo essersi genialmente amputata di un terzo) i parlamentari hanno rieletto Mattarella con grande senso del portafoglio e modesto senso dello Stato. Nel nodo che ha stretto le presidenziali e la prosecuzione della legislatura, non c’è la sostituzione di Draghi, al contrario: Draghi resti dov’è fino a primavera dell’anno venturo. Hanno votato per pensione ed emolumenti.
Il CDX, prima di tutti la Lega, da anni reclama le elezioni anticipate. La richiesta, peraltro sommessa, resta solo nell’arsenale di FdI. La reale esigenza di fare ordine in una maggioranza parlamentare sfiduciata da ogni elezione successiva a quella onirica e “alcolica” del 2018 è stata di colpo abbandonata. Nel frattempo tutti i nodi dell’”alcolismo” politico di quelle elezioni sono venuti al pettine con la verifica dei fatti: l’evaporazione del vincitore per inidoneità a governare. Si può ricevere l’etichetta di governanti ma non si può riceverne le capacità: queste si hanno o non si hanno, non sono acquisibili per voto o per decreto
Fra le varie “rose” presentate da Salvini i nomi dei politici impallidiscono rispetto ai nomi dei vari burocrati, pur di alto profilo.
È pur vero che le controparti li hanno bombardati tutti, burocrati e politici, senza avere la capacità di presentare loro candidati. Sono divise al loro interno: lo spocchioso Letta deve fare i conti con le cinque anime del suo partito. Il parvenù Conte quanto controlla della residua parte dei 330 parlamentari inizialmente grillini? Non avevano idea di quanti fossero e per chi fossero i voti che i “loro” parlamentari avrebbero messo nelle insalatiere di Montecitorio.
Salvini è salito sul ponte di comando affrontando un compito temerario al quale caratterialmente è poco idoneo: la mediazione. Però ha confermato una delle sue doti: è uno sgobbone, lavora da mattina presto a sera tardi, anche se porta a casa poco esponendosi molto. Più astuta la signora Meloni: lo aspettava ogni volta al varco e gli disfaceva la tela (confusa) che lui proponeva.
Prima vittima Berlusconi: sedotto e abbandonato come nei romanzi di appendice.
Di seguito una decina di altre vittime tutte abbattute dalla contraerea PD che spara anche ai passeri: o sono passeri di sinistra oppure “no paseran”! C’è tutta l’indecente arroganza di una cultura che per decenni ha surretizialmente governato il Paese e lo ha condotto nell’odierno stato.
Ma anche gli ex e residui grillini sparano con gli archibugi di cui dispongono: alla presidenza ci vada chiunque purché garantisca la pensione e i circa 150 mila euro che separano gennaio 2022 da aprile 2023. Questo pare il loro più rilevante imperativo ideologico.
Conclusioni (personali):
– Agli italiani conviene un governo Draghi almeno fino alle prossime elezioni. Poi si vedrà.
– La coalizione di cdx è in agonia, ma nel complesso non perde: lo scambio è al suo interno, da Lega a FdI. Fermo il resto della coalizione.
– il cs perde i pezzi del M5 senza che il PD cresca. I relitti della sinistra/sinistra restano al palo.
Ultimo quesito che mi pongo: che cosa farà la Lega? Ma questo è un universo differente e quasi parallelo.