Ieri sono andato al centro vaccinale per accompagnare i miei per fare la terza dose. Il medico vaccinatore, un pacato sosia di un noto biologo che ogni tanto appare in live con noi, voleva vaccinare anche me, e ovviamente ero d’accordo.
D’altronde, la mia posizione la sapete: son parecchio scettico sulle restrizioni, e penso che vadano giustificate oltre ogni ragionevole dubbio, ma sul vaccino l’evidenza c’è: funziona. E prima si fa la terza dose, entro certi limiti, meglio è: io ho prenotato quando si parlava ancora di terza dose a cinque mesi, quindi me l’han data a metà gennaio.
Si potrebbe aprire un dibattito sui tempi di vaccinazione, ovviamente: se fossi stato vaccinato a fine settembre e non a inizio agosto, magari, avremmo potuto concentrarci sui booster per gli anziani e i fragili e non avrei rischiato chissà cosa restando scoperto per un mese buono, ma è anche vero che la campagna vaccinale è stata confusa perché… era una situazione confusa!
Detto ciò, il medico si accorge che per circa 6 giorni non arrivo a cinque mesi e quindi… non può vaccinarmi.
Perché la direttiva nazionale sulla terza dose parte dal 10 gennaio, quindi se voglio vaccinarmi o aspetto che passino i 5 mesi o aspetto il 10 gennaio.
Ora, i politici ci dicono che siamo in guerra e che dobbiamo accettare restrizioni di guerra e metodi decisionali indegni di una democrazia perché “in guerra si fa così”. Ma poi, quando si tratta di fare, siamo prima in ferie e poi in guerra.
Cosa sarebbe costato agli zelanti che per mesi hanno chiuso i locali la domenica per il lunedì dire “da domani sono aperte le terze dosi per chiunque sia vaccinato da 4 mesi”, senza metterci due settimane di attesa?
Ciò avrebbe permesso a me, e probabilmente ad altre migliaia di persone, di vaccinarsi in anticipo, magari mentre accompagnavano qualcuno, invece di doversi prendere un’altra giornata libera e magari rischiare di prendere il virus, probabilmente asintomatico, e portarlo ad altri che magari son più a rischio.
In tutto ciò, mi viene anche da chiedere dove siano tutti quelli che ad ogni minimo passo della Lombardia son pronti a fare manifestazioni, discorsi deliranti e cose del genere. Se invece che a firma Draghi e Speranza questa ordinanza fosse stata a firma Fontana e Moratti avremmo già visto una manifestazione sotto il Pirellone chiedendo a Roma, anzi, a Bruxelles, visto che ora Draghi è “il nostro Bolsonaro”, il commissariamento immediato per questa Regione che, sicuramente in base a qualche asse segreto tra la giunta e i privati, posticipa le vaccinazioni perché preferisce il profitto alla salute.
Ma sembra quasi che, se domani a Roma passasse il “decreto Erode” che prevede lo sterminio di tutti i bambini in età non vaccinabile per “ridurre il contagio”, costoro si preoccuperebbero dell’ultima ordinanza regionale lombarda che permette di uscire dalla quarantena dopo 7 giorni senza tampone se si ha la terza dose, un’ordinanza vile e assassina che ucciderà migliaia di lombardi… Ma, francamente, si sarebbero pure arrabbiati se l’ordinanza prevedesse il tampone obbligatorio a spese della Regione, visto che vedrebbero chissà quale complotto tra privati e giunta.