FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

La Lega e le Leghe

Quante Leghe ci sono? C’è la Lega (non più nord) di Salvini, movimento sovranista di fatto indistinguibile dal brand dell’ultimo spin off del postfascismo missino: Fratelli d’Italia. C’è l’antica Lega Nord, ancora in parte contenuta nella Lega di Salvini, un movimento ribellistico nei propositi ma che di fatto occupò il bacino elettorale della vecchia DC al collasso della prima repubblica, ma che almeno aveva il merito di essere lo stakeholder delle istanze del Nord. C’è poi la divisione tra Lega Lombarda e Liga Veneta, sottotraccia e mai dichiarata ufficialmente ma sempre presente, con i Veneti che pigliano i voti e i Lombardi che occupano le posizioni di peso nel partito. A queste suddivisioni se ne sovrappone un’altra latente ma che l’emergenza sanitaria del Covid ha portato in superficie: la divisione tra eletti in parlamento ed eletti negli enti locali. I primi dovendo la loro elezioni al segretario che li ha piazzati in liste bloccate, sono fedeli adepti della sua linea. I secondi che i voti se li devono cercare uno a uno sul territorio in elezioni nominali, talvolta sono critici riguardo alle posizioni “ufficiali” del partito (aka “del segretario”).

Così da un lato ci sono i parlamentari della Lega eletti a Roma, militarmente allineati alla oggettivamente surreale linea critica del segretario riguardo al Green Pass; (pur votando disciplinatamente i provvedimenti del governo di cui fanno parte). Dall’altro invece ci stanno gli amministratori locali, “in prima linea” nella lotta contro il morbo il quali non perdono occasione di rimarcare quanto sia fondamentale il rispetto dei provvedimenti restrittivi del governo. Tutti questi “distinguo” per essere unificati hanno bisogno di un minimo comun denominatore. Nel caso della Lega questo fattore fino ad oggi è stato lo stesso Salvini. Il segretario ha preso in mano una lega al lumicino, travolta dagli scandali e dal fallimento nel perseguire gli obiettivi di autonomia del nord e l’ha portata dal 3,5% a cui l’ha trovata fino all’attuale 22% circa, passando per i fasti del 34% dell’era del Papeete.

Tradotto: finché il segretario macina consensi le fratture ci sono ma se ne stanno sopite. In questo senso un passaggio importante saranno le prossime elezioni amministrative di ottobre, dove il CDX nazionale rischia di pigliare un secco 5 a 0 nei capoluoghi più importanti in favore del CSX. Presagendo già un filotto di risultati negativi per i candidati sindaci di CDX, almeno a Milano, Bologna, Roma e Napoli, le amministrative di autunno saranno in realtà l’occasione di misurare chi ha più consensi tra Lega e FdI. Basta scorrere i sondaggi degli ultimi mesi per rendersi conto che gli unici spostamenti pesanti di voti che si sono registrati tra i partiti e movimenti rappresentati in Parlamento sono stati quelli tra Lega e FdI, in favore di FdI. Obiettivo del movimento di Giorgia Meloni e quello di scalzare il partito di Salvini dal podio di leader della coalizione di CDX. In questa prospettiva, le amministrative di primavera avranno una importanza ancora maggiore, specie nel caso di una débâcle del CDX a quelle imminenti di autunno.

Pare ovvio che, a fronte di un magro carniere ottenuto nella tornata amministrativa di autunno, i due partiti – competitor del CDX nazionale sotto la superficie degli accordi di alleanza (che tuttavia non hanno impedito alla Lega di fare due governi senza FdI e uno senza FI) non si risparmieranno randellate per mettere il proprio vessillo sulle amministrazioni locali che saranno in gioco.

In quest’ottica si spiega la rinnovata attrazione tra Salvini e Tosi a Verona, in prospettiva delle elezioni amministrative 2022, che potrebbe portare al rientro nell’orbita leghista dell’ex sindaco di Verona ed ex segretario nazionale veneto per strappare la città all’attuale sindaco Sboarina il quale è di area FdI.

A tutto ciò si è aggiunta la notizia di questi giorni che Luca Morisi non collabora più con Salvini per la gestione della sua comunicazione del web. I motivi “li sa solo Dio”, ma pare oggettivamente difficile che non abbia pesato il calo dei consensi registrato dalla Lega nell’ultimo anno. Calo che, a quanto pare, la “Bestia” di Morisi non è riuscita a arginare.

Chi scrive da queste pagine ha avuto modo più volte di manifestare le sue perplessità riguardo la reale efficacia della macchina di comunicazione social di Morisi nel mobilitare il consenso a favore di Salvini. Per convincersene basta sovrapporre i sondaggi alla striscia temporale del governo Conte 1. La Lega tocca l’apice del suo consenso alle elezioni Europee del maggio 2019, arrivando al 34,3%, con Salvini ministro dell’interno che stava sui giornali e sulla TV praticamente tutti i giorni a reti unificate. Il governo Conte 1 cade il 5 settembre 2019 perché la Lega gli ritira il sostegno e a maggio 2020 il partito di Salvini fuori dal governo ha già perso il 10% dei consensi generali, attestandosi al 24,3%. Percentuale dalla quale poi non ha fatto altro che scendere. Che ci dice questo? Prima di tutto che il suo elettorato non ha capito lo strappo del Conte 1 ma soprattutto che i voti Salvini, più che sui social, li piglia ancora con i vecchi a collaudatissimi metodi della prima repubblica: stando esposto mediaticamente sui media mainstream tradizionali giornali e TV tutti i giorni. Una volta uscito dal governo e finito nel cono d’ombra, il consenso si è eroso, bestia o non bestia. E questo, per chi crede che la politica sia fatta prima di tutto di partecipazione e territorio e non di post sui social, è un fatto estremamente incoraggiante.

Luca Comper
Architetto, appassionato di troppe cose da poterle riassumere nello spazio di una schermata del PC, ma in particolare di arte, politica e storia. Ha lo stesso rapporto con il giornalismo di quello che ha uno scafista con la marineria. Indipendentista to the core, il suo motto è "Ho costruito la mia causa in abuso edilizio"

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