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Homeschooling: farlo bene perché sia un bene

Negli Stati Uniti, con la prospettiva di un altro anno scolastico con didattica a distanza, mascherine e continuità didattica inesistente sempre più genitori scelgono per i propri figli l’homeschooling, in italiano educazione parentale.

Anche in Italia alcuni genitori, significativamente meno di quelli americani, vogliono provarci e non li biasimo: la scuola italiana sicuramente raggiunge livelli di non schifo che per quella americana sarebbero oro, ma è comunque un sistema clientelare che preferisce il benessere di chi lavora dentro, a fini elettorali, a quello degli studenti.

Ma bisogna farlo bene, altrimenti si rischia di fare più male che bene. Vediamo insieme alcune cose…

Perché l’istruzione è obbligatoria?

L’istruzione (non la scuola) è obbligatoria non perché è bello ma perché una persona non istruita è, tendenzialmente, meno produttiva e più a rischio di aver bisogno di assistenza sociale.

Pensate se un bambino, oggi, venisse mandato a lavorare a 10 anni: quante possibilità di carriera avrebbe? Potrebbe al massimo fare il cassiere o qualche lavoretto, ma non avrebbe vera libertà di scelta nel futuro, proprio perché non è istruito. E se il suo lavoro scomparisse non avrebbe molti strumenti per trovarne un altro, non trovate?

I tre tipi di educazione “non convenzionale”

In estrema sintesi potremmo dire che esistono tre tipi di istruzione “non convenzionale”:

  1. La scuola parentale, dove si frequenta una specie di scuola ma non è una scuola riconosciuta (statale, paritaria o privata), quanto un’associazione o simile
  2. L’istruzione parentale, dove si viene istruiti dalla famiglia o da un precettore direttamente
  3. Il cosiddetto “unschooling”, dove essenzialmente si lascia tutto alla curiosità del bambino e lo si assiste

Onestamente trovo la scuola parentale un’ottima idea, oltre che un esperimento di comunità davvero interessante: genitori che si associano per istruire i propri figli, provandoci nel modo migliore e in una spesa ragionevole (una cattolica costa sempre sui 3500€, se spendi di più, tanto vale mandarli li…), ci lavorerei volentieri in una, ad insegnare informatica o anche altro (di ciò, ne parleremo più avanti). Sempre in questo mondo stanno nascendo delle società di scuola parentale online, che avrebbero come punti forti il basso costo, la possibilità di avere compagni di classe da tutta Italia e una maggiore flessibilità.

Anche l’istruzione parentale non è male, ma è chiaramente ardua, a meno di avere un precettore, dato che si deve avere una certa conoscenza di ciò che si insegna, oltre che il tempo. Non metto in dubbio che ci siano molti casi in cui è possibile, ma non è decisamente alla portata di tutti.

Poi c’è l’ultima opzione: l’unschooling. In sostanza è una filosofia che crede che la migliore scuola sia la vita, che le lezioni siano inutili e che sarà la curiosità naturale del bambino a istruirlo.

Sia chiaro, la curiosità è molto importante e deve essere sfruttata, ma non può essere l’unica forza motrice dell’istruzione di un bambino. Io da piccolo ero appassionatissimo di “Siamo fatti così”, magari lasciato solo avrei raggiunto una grande conoscenza del corpo umano, ma il resto? Quale università di medicina prende uno che magari sa la rava e la fava ma non sa scrivere decentemente?

Proprio per evitare cose del genere l’istruzione parentale dev’essere controllata perché sia, appunto, istruzione. In ciò, bisogna dirlo, la legge italiana non è male!

Infatti prevede un esame alla fine di ogni anno presso una scuola pubblica e sono possibili anche controlli di idoneità dove si studia.

Non di sola scuola vive l’uomo…

Nonostante queste leggi strette alcuni, spesso persone che hanno convenienza ad avere più alunni nelle pubbliche, sono contrari a tale idea: la scuola è assolutamente necessaria e insostituibile, non si può studiare a casa.

Ma è falso. La scuola non è male, ma esistono alternative.

Normalmente gli argomenti anti scuola a casa sono due:

  1. La scuola è insostituibile per la competenza e la professionalità dei suoi docenti
  2. La scuola è insostituibile per le capacità sociali che crea

Sul primo punto, non me ne vogliano i docenti, ma esistono quantomeno due problemi.

Il primo è che la qualità della scuola è in calo e i docenti, spesso, arrivano dagli studenti meno dotati, dato che il settore privato offre decisamente meglio con meno tribolazioni. Ci sono anche docenti di cuore che peregrinano per arrivare alla cattedra, ma sono ahinoi una minoranza.

Non dicevo per caso “e anche altro”: alle volte ci sono docenti che non insegnano qualcosa di specifico nelle loro competenze, ad esempio il vostro prof di informatica (o meglio, tecnologie informatiche) potrebbe essere laureato in matematica, in ingegneria gestionale e altro che magari ha un esame o due sul tema e basta.

Le classi di concorso e le lauree, spesso, coincidono poco. Io ho avuto prof di matematica e fisica che non hanno mai fatto fisica perché non l’avevano mai realmente studiata, così come ho avuto professori di italiano e storia che, la storia, la leggevano direttamente dal libro.

E ciò col concorso. Alle volte, con le supplenze, sono anche più flessibili: alla fine è meglio un docente un po’ arrabattato che non avere un docente. Per non parlare degli insegnanti tecnico-pratici: un mio conoscente ebbe come IPT di informatica un avvocato, le cui lezioni erano di qualità quantomeno questionabile.

Quindi, non penso di essere supponente nel dire che potrei insegnare informatica meglio di molti docenti della materia, dato che ne ho avuto uno che non sapeva cosa fosse il BCD e che spiegava così male che agli studenti più indietro facevamo lezione noi che eravamo avanti, così come non penso di essere supponente nel dire che potrei insegnare storia, dato che molti semplicemente leggono dal libro e io, almeno un minimo, ne capisco.

Sulla socialità, sia chiaro, la scuola è un momento spesso positivo, ma può avere sia alternative alla pari sia lati negativi. Pensate al bullismo: quanti casi vengono esasperati perché, semplicemente, il corpo docente non sa come intervenire o non vuole?

Ovviamente non è sano che un bambino stia chiuso in casa tutto il giorno, ma perché un bambino che socializza a scuola durante l’intervallo e magari passa il resto della giornata davanti alla TV dovrebbe essere più sano di uno che fa cinque ore di educazione parentale e poi esce a giocare con gli amici?

La scuola, ribadisco, è utile e per tanti è una soluzione adatta. Ma non si può credere che sia l’unica soluzione e che vada bene per tutti.

Cose da valutare…

Per evitare che l’educazione parentale faccia più male che bene bisogna prima di tutto avere le dovute ragioni: se si sceglie di farlo perché davvero convinti è un conto, se si sceglie perché si ha paura della mascherina rischia di finire male.

Se non si sceglie una scuola parentale, inoltre, si deve essere ragionevolmente sicuri di poter insegnare al bambino o, se parliamo di un ragazzino delle medie o delle superiori, di poterlo assistere nello studio.

Bisogna avere le conoscenze, il tempo (considerando che solitamente una lezione uno ad uno impiega meno tempo di una uno a venti) e le capacità di seguire l’istruzione del proprio figlio, bisogna essere pronti alle eventuali difficoltà, alla possibilità di dover fare ripetizioni, all’eventualità di fare rete con altri genitori che hanno fatto la vostra stessa scelta per ottenere, ad esempio, ripetizioni di gruppo a prezzi concorrenziali.

Ma, per fortuna, siamo in un’era in cui esistono sempre più modi per diffondere la conoscenza: Internet è uno strumento potentissimo, si possono vedere lezioni di ottimi docenti da tutto il mondo, si possono leggere libri di testo, riassunti, analisi, vedere documentari…

Le possibilità sono tantissime! E chi sceglie questa strada, se davvero convinto, conscio di ciò che richiederà e di ciò che potrà avere, potrà trarne un’ottima lezione pionieristica e porre le basi per un’istruzione parentale sempre migliore.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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