FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Ma son scuole o lager? Lo Stato di Diritto tra i banchi scolastici

Un principio fondamentale dello stato di diritto è che la responsabilità penale è personale. Parimenti, uno dei principi di uno stato di diritto è che non si può sanzionare chi non viola una regola.

Ci si aspetta, quindi, che la scuola che deve educare a questo sistema sia la prima a rispettarlo, portandolo addirittura ai suoi estremi.

E poi leggi notizie come queste, che potrebbero venire sia da una qualsiasi città sotto occupazione nazista nel 1943 che da una scuola.

Ecco, a me sospendere 300 persone per l’atto di pochi individui ricorda molto più una rappresaglia nazista che un’azione di uno stato di diritto, sia per l’ampiezza della sanzione che per la modalità d’irrorazione, ossia da parte del corpo docente stesso.

Sono d’accordissimo, ci mancherebbe, con il sanzionare chi produce e anche chi condivide materiale del genere. È quello che accadrebbe in un qualsiasi sistema giudiziario.

Quello che non accade nei paesi civili è che chi semplicemente se ne frega venga sanzionato. Immaginatela così: siete stati aggiunti in un gruppo Facebook, non lo cagate nemmeno troppo e un giorno vi arriva la polizia a casa che vi arresta, stile Maurizio Mosca, perché qualcuno in una lite nel gruppo ha commesso una diffamazione e voi non l’avete notificata all’autorità. E nemmeno avete possibilità di mostrare che non l’avete visto: siete colpevoli. Nemmeno fino a prova contraria, dato che non potete presentarle.

Queste cose accadono ogni giorno in tutte le scuole d’Italia e la cosa pericolosa è che viene accettato. Non stupiamoci poi se la gente, nella patria di Cesare Beccaria, vota i più biechi giustizialisti: lo imparano a scuola.

E la scusa è sempre una: l’omertà. Senza punizioni collettive non si può evitare che esista, quindi bisogna colpirne cento per punirne uno, in barba al principio garantista per cui è meglio avere cento, ma anche mille o un milione di colpevoli liberi rispetto a un innocente in galera.

Alla fine, non sarai mai veramente innocente, perché potresti sapere e quindi vieni punito ugualmente.

Mi fa ridere, però, che la scuola voglia più potere di quanto ne abbia lo Stato per combattere la mafia per sapere chi ha scritto “Prof. Rossi caccapupù” sulla lavagna.

Perché, infatti, in Italia, non esiste che ci sia una punizione collettiva sulla base di qualche remota possibilità che tu sappia senza dire. Ma probabilmente non esiste nemmeno in Bielorussia, infatti erano i nazisti che prendevano e fucilavano gente a caso se sospettavano che coprissero i partigiani.

Esiste, in alcuni casi, l’obbligo di denuncia. Ma si tratta di reati molto particolari e, per di più, si deve dimostrare che la persona sapesse, si tratta comunque di una responsabilità individuale. Non è che se c’è una cellula eversiva che si ritrova in un sottoscala si arresta tutto il condominio perché potrebbero sapere.

Il parallelo tra SS e certi prof non è affatto campato in aria: l’obiettivo è sempre quello di mettere il gruppo contro per governarlo meglio.

Pensateci: quante volte avete visto o vi è stato raccontato di docenti che sgridano l’intera classe e pretendono che, davanti a tutti, qualcuno parlasse accusando qualcuno?

Ecco, immaginatevi se un imprenditore dovesse denunciare il pizzo davanti a un’assemblea cittadina, alla presenza di quelli che gliel’hanno chiesto e che sa possono dargli fuoco all’impresa la mattina dopo: lo farebbe?

Ovviamente no, infatti queste denunce si fanno nel segreto di un commissariato di polizia e lo Stato poi prova a offrire protezione a chi denuncia da eventuali ripercussioni.

Mentre nelle aule la scelta è diversa: o taci e accetti la mia ripercussione o parli e accetti quella di tutta la classe.

Perché sì, la scuola, la stessa che manda i bidelli in assetto antisommossa se uno dice in un gruppo WhatsApp che il prof. Taldeitali è uno stronzo, se ne frega ampiamente del bullismo, bollandolo come “sorragazzi” o provando a risolverlo con qualche soluzione buonista.

Chissà perché poi hanno una paura matta della concorrenza, nelle scuole pubbliche. Forse perché se ci fosse libertà di scelta nessuno sceglierebbe metodi di educazione goebbelsiani?

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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