Mentre scrivo queste parole a Roma c’è una manifestazione delle categorie duramente colpite dalle restrizioni che sta assumendo toni non molto pacifici, dopo numerosi blocchi stradali operati da svariate organizzazioni. Ma non posso umanamente condannare chi, da un anno, viene continuamente bistrattato, chiuso, lasciato senza soldi…
Fossi stato io ad aver perso un botto di soldi, costretto a licenziare i miei dipendenti e mi fossi trovato davanti a quelli che col culo al caldo decidono di fare il Risiko delle chiusure, onestamente, non saprei come avrei reagito, ma suppongo non troppo diversamente.
Nei fatti, se vediamo scene del genere, vediamo un fallimento politico enorme. La politica sa solo proporre chiusure, senza proporre alternative a ciò, e nel mentre questa gente non mangia.
Stupirsi che basti un soggetto violento per trasformare quella piazza è come stupirsi entrando in una fabbrica di polvere da sparo e vedendo l’esplosione dopo l’accensione di un cerino.
Oltre al fallimento politico c’è quello sociale: l’Italia oggi è più che mai divisa. In primis tra le categorie dei garantiti e dei non garantiti, ma anche tra giovani e anziani, tra Nord e Sud, tra destra e sinistra… Fa ridere pensare a ciò mentre a Roma c’è il governo più di grande coalizione della storia repubblicana, praticamente, ma così è, e anche questa è una situazione che logora il tessuto sociale e apre la strada alla violenza.
In ultimo c’è il plateale fallimento economico. Potrei citare tante cose ma cito semplicemente il dato che ha rivelato oggi l’ISTAT: 945’000 posti di lavoro persi. Non ho altro da dire.
Si è detto, anche abbastanza onestamente, che il Covid tende a colpire duramente chi è anziano e fragile, con condizioni pregresse. Ma, purtroppo per noi, anche l’Italia è fragile e con condizioni pregresse, la più importante un debito assurdo e una classe politica ridicola.
Così, nel tentativo fallito di evitare di dover seppellire gli italiani fragili siamo arrivati a un passo dal seppellire l’Italia. Ringraziate il cieco chiusurismo sostenuto a ogni livello della politica italiana e sperate che le cose non finiscano troppo male, ma solo male. Perché un Paese che ha perso un milione di posti di lavoro, non ha una prospettiva sul domani che non possa esser quella di un bambino di otto anni e dove bisogna ringraziare che chi protesta lancia al massimo una sedia invece che le Molotov, onestamente, non ha alcun futuro e combattere per esso è un futile esercizio che possiamo permetterci solo perché l’alternativa è stare a casa a dormire.