FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Quelli che benpensano (ma non lavorano)

La politica, in Italia, è una professione ormai: pochi sono i leader di partito che non hanno lavorato solo all’interno del mondo politico, come giornalisti o come dirigenti di partito: dei partiti maggiori solo Berlusconi è un “self made man”: Salvini e Meloni hanno lavorato principalmente nei giornali dei rispettivi partiti e Zingaretti, dopo il diploma da odontotecnico, è stato dirigente di partito. Per non parlare di Speranza…

Onestamente non penso che l’essere politici di professione sia, per se, un problema: il problema è quando si parla di mondi che non si conoscono.

Non nascondiamoci dietro a un dito: un politico di professione può anche non ottenere un tubo e mantenere il proprio lavoro, non ha scadenze imperative da rispettare, non deve calcolare quanto deve lavorare quel mese per pagare la bolletta e mangiare… Per carità, non è la ka$ta, ma comunque è una vita abbastanza comoda rispetto a chi fa un lavoro nel mercato.

Proprio per questa ragione sentire parlare con saccenza politici di professione di lavoro mi fa incazzare come una biscia e mi fa salire un gianniniano “taci miserabile!

Un ottimo esempio di ciò l’abbiamo visto in questi giorni dove, in una sfida tra titani, Zingaretti si schiera contro Salvini e le sue volontà di apertura e dichiara che è “irrispettoso” verso “italiani e imprenditori”.

A Nicò, statte zitto! Ma non tanto per la “retorica insopportabile” sulle vite a rischio, anche perché se fosse tutto aperto mica verrebbe la Polizia a prelevarti per portarti in discoteca e sceglieresti consapevolmente di metterti a rischio, quanto per quella sugli imprenditori.

Perché parli a nome di gente che il lavoro lo crea quando tu ci sei sempre stato lontano? E vale per te ma anche per Speranza, per Salvini e così via: l’unica cosa sull’impresa che dovreste fare è chiedere a qualcuno che ne abbia gestita una in vita sua.

Gli imprenditori vogliono una di due cose:

  1. Lavorare in sicurezza
  2. Essere indennizzati per le chiusure

Siccome il lockdown è estremamente inefficiente (in Svizzera e in Germania ci hanno messo, con differenti gradi di durezza, tra i due e i quattro mesi per riaprire) e l’Italia i soldi per indennizzare non li ha nemmeno a piangere l’opzione ovvia sembra la 1 e che chi è a rischio si tuteli (dato che lo Stato preferisce andare a multare i runner alle 22:01 invece che dare una svegliata a quelli che prendono RdC per fare la spesa agli anziani) e dubito che qualsiasi imprenditore sostenga chiusure generalizzate con elemosine al posto di risarcimenti quando lo Stato sta mancando a tutti i suoi doveri (vaccinare, tutelare i deboli, risarcire…)

Tranne forse Mimmo Arcuri…

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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