Il governo sta giocando davvero troppo con la libertà dei cittadini e l’impresa.
Dopo averci detto di fare shopping, di prepararci al Natale – cosa detta soprattutto ai ristoratori che hanno iniziato a comperare la materia prima – ora che l’abbiamo fatto qualche ministro s’è svegliato con una macchia nelle mutande dopo aver sognato Erich Honecker e pretende la zona rossa in tutta Italia.
Questo comportamento non è serio. Prima ci dicono di prenotare pranzi, di uscire a fare shopping per sostenere i negozianti locali e non i colossi del web, addirittura ci pagano per farlo e poi decidono che non gli è piaciuto e chiudono tutto.
Un’arbitrarietà degna del Ancien Regime e decisamente diversa dal percorso lineare della Merkel, alla quale i nostri Otto Grotewohl vorrebbero equipararsi, grazie ad una stampa che è composta più da stagisti pagati in mele che fanno copia e incolla della velina mandata dalla chat dell’ufficio stampa del governo senza nemmeno un minimo di fact checking, dato che il tempo perso per farlo rischia di non far pubblicare quella cartella in più che vale il pane quotidiano.
Tuttavia, diciamocelo, la gente è incazzata. Il mondo dei lecca-Conte fa un buon lavoro nell’attirare pensionati, statali e massaie poco istruite con frasette da regime fascista, in una costante autofellazione sulle “colpe dei cittadini” pur di assolvere il governo.
Che certe categorie che dipendono o dallo Stato o da un altro reddito si attirino con misure paternalistiche è noto almeno dai tempi del proibizionismo americano, sia chiaro, ma questo gioco non vale per tutti.
Vedo anche insospettabili decisamente arrabbiati per la scarsa serietà del governo, ormai ridotto a uno spettacolino circense dove però a finire in bocca ai leoni sono le nostre vite, i nostri patrimoni e i nostri sacri onori.
Sì, ho citato letteralmente la dichiarazione di indipendenza americana, e non nella parte sulla lunga serie di abusi e malversazioni.
Ma è vero: quelli sul filo del rasoio sono gli onori di migliaia di ristoratori che staranno annullando gli ordini, magari dall’estero dove non credono nemmeno che un governo possa essere così arbitrario, le vite di centinaia di migliaia di persone che non sanno se domani avranno il pane e i patrimoni di chi magari si è fatto il mazzo e ora rischia di chiudere perché qualche politicante col culo al caldo, digiuno di qualsiasi esperienza di lavoro, che normalmente sarebbe dirigente pubblico e per una strana congiunzione astrale è ministro ha deciso si voler sostituire l’estrazione del Lotto con quella delle restrizioni.
Comunque si voti, un governo del genere, che fa un uso essenzialmente arbitrario del potere esecutivo, i cui comunicatori pubblici pare leggano veline scritte da Galeazzo Ciano in cui dicono che “non ci meritiamo la libertà”, che prima ci dice Roma e poi si incazza perché bisognava fare Toma e cambia le carte in tavola ogni tre giorni, è un governo indecente, senza alcun dubbio tra i peggiori della storia della Repubblica.
E, soprattutto, a forza di governare per sopruso si fa una fine: quella del Prina.
Più o meno metaforicamente, a seconda del tipo di sopruso e della sua durata.
Ed è davvero un attimo passare dall’essere adorati e riveriti ad essere ricordati come i peggiori della storia ed essere accolti da lanci di mascherine, sputi e insulti ogni qual volta di esca di casa, quando passerà tutto e vedremo i danni sull’economia, sulla salute e sulla vita di milioni di persone.
E, ad oggi, dalla gloria di Giuseppe Conte all’infamia del Conte Giuseppe Prina il passo è breve.
Con la differenza che, se il Conte novarese era almeno un buon ministro del bilancio, l’esecutivo di quello foggiano non pare certo brillare in qualunque cosa che non sia predisporre una triste recita scolastica sulla vita quotidiana nella Germania dell’est, con Speranza nel ruolo di Honecker e Boccia che fa la torretta di sorveglianza sul muro di Berlino.