Ogni qual volta qualcuno proponga di riaprire i ristoranti o i centri estetici arriva qualcuno che dice “in un Paese dove le scuole sono chiuse non si deve nemmeno pensare a ristoranti e altro!”
Peccato che:
- Le scuole siano un servizio statale in perdita (ma in crescita di elettorato)
- I ristoranti e simili siano un servizio privato e for profit che se non lavora chiude.
Soprattutto, a differenza della scuola, i ristoranti si sono attrezzati da tempo con misure anticontagio come separé e simili.
Se la scuola non può aprire è per un fallimento del governo su numerosi fronti: trasporto pubblico, gestione del personale, gestione degli orari e delle strutture, che rende problematiche le aperture in molte situazioni, nonostante siano un obiettivo primario del governo.
Mentre invece se un ristorante deve chiudere deve farlo per la situazione epidemiologica e appena possibile deve aprire, con le sicurezze sovra descritte.
Siccome il governo i ristoranti, almeno in zona gialla (ma tranne a Natale, sennò non c’è il gusto dei cenoni in 20 a casa), li tiene aperti pare il solito caso di essere più realisti del re. Ma sono tante le persone che, senza alcuna visione dei modelli migliori (spolier: quasi tutti) di quello italiano credono che il governo stia genuinamente combattendo contro il virus e non per nascondere i propri errori (come descrivevo qui) e che quindi sia giusto scaricare le sue colpe sui cittadini.
Ma se il ministro dell’istruzione è sostituibile da un piatto di sciatt la colpa non è di chi vuole lavorare ma di chi l’ha messa lì. La malaorganizzazione nel trasporto pubblico, nelle assunzioni, nella gestione è tutta a Roma ed essendo la scuola il sistema pubblico e statale – in molti Stati dove sono restate aperte sono decentrate – per eccellenza non si può scaricare su altri.
Ergo, se proprio ritenete che la scuola sia così importante da dover fermare tutti prima di farla riaprire almeno siate coerenti e toglietela dalle mani di Roma per usare i 23 miliardi di risparmio l’anno per i ristori.