Io non credo esista una dittatura sanitaria e che, semplicemente, il nostro governo sia diviso in tre:
- Quelli che vorrebbero la dittatura socialista più o meno classica (non faccio nomi, cercate chi voleva farci entrare liberamente la polizia a casa)
- Quelli che vorrebbero bilanciare economia e salute ma, come dire, non sono granché esperti in economia e lo fanno malamente
- Italia Viva, che è al governo ma anche all’opposizione contemporaneamente
In tutto ciò c’è un dibattito fortemente polarizzato, ora che siamo diretti verso il baratro è la scelta è su a chi rovinare la vita e come e a discutere su come si poteva prevenire senza carica politica c’è poca gente, cosa che ovviamente rende difficile qualsiasi valutazione razionale.
Tutti conosciamo fin troppo bene, però, i negazionisti, che la sparano grossa dichiarando che il coronavirus non esiste, che i morti sono tutti falsi, che non c’è nessun ospedale saturo e simili amenità.
Al contempo sono anche un po’ ingenui i riduzionisti: non metto in dubbio che il COVID-19 sia generalmente grave poco più di un’influenza, ma è una nuova influenza dalla quale non siamo immunizzati, cosa problematica specie per i più deboli, che contano sulla propria immunizzazione pregressa e sulle vaccinazioni per non restarci secchi ogni inverno.
Non sono affatto stupidi, per carità, ma la loro scelta integra, nei fatti, decidere sin da subito di sacrificare qualcuno, dato che la libera circolazione del virus richiederebbe nei fatti di curare gli anziani malati con tachipirina, antidolorifici e sperare in bene. Poco etico farlo fin da subito.
Poi ci sono i realisti: bisogna bilanciare economia e salute, bisogna evitare che il virus giri troppo e bisogna commisurare il tutto alle possibilità economiche. Ahinoi, dopo la durissima chiusura italiana, quasi senza pari in Europa, diventa tutto sommato ovvio favorire a questo giro l’economia, che non vuol dire il “tutto libero” ma il “purtroppo questa volta bisogna accettare qualche morto in più per permettere a tante persone di vivere”. Ovviamente non tutti i realisti la pensano così, altri tendono a mettere ancora un bilanciamento molto pro salute.
Poi c’è anche una specie comune, ma non eccessivamente. La riconoscete subito: maglietta delle Bimbe di Giuseppe Conte, mascherina – rigorosamente sotto al naso – e tanto moralismo, per cui il lockdown non è un’ultima estrema opzione ma una cosa auspicabile, un momento nazionale di espiazione delle gravi colpe come il divertimento, una sorta di lutto ove anche fare una passeggiata è reato.
Io li chiamo i “leccalockdown”.
“È solo grazie a gente come voi che servirà un altro lockdown” è la prima cosa che viene a dirti quando ti vede al bar con un amico e se siamo in questa situazione è solo “perché tutti non abbiamo seguito un po’ più le regole”.
I diritti? Obsoleti, negabili, c’è il virus e vuoi anche il rispetto dei tuoi diritti? Potremmo dire che loro sono i negazionisti della libertà. Alcuni favorevoli al coprifuoco di Fontana e De Luca che dicevano che non esiste un diritto alla libera circolazione perché “la salute vale più della libertà”.
Evidentemente anche gli alberi prendono il coronavirus, perché, tralasciando il centro di qualche grande città, la stragrande maggioranza della Lombardia se esce di casa può raggiungere parchi pieni di verde e vuoti di gente in pochi minuti.
“Ma tu vuoi farti una passeggiata mentre i medici eroi muoiono?”
E qui si svelano: ai leccalockdown non interessa combattere la pandemia ma partecipare alla battaglia, anche e soprattutto con misure inutili, purché limitative della libertà, per dare “un messaggio” o “una lezione”.
Tutto ciò con le nostre libertà, i nostri redditi e i nostri diritti.
E, per loro, se non c’è la dittatura sanitaria, è un purtroppo,