In Italia avremmo pur rinunciato alla monarchia ma non al monarchesimo: il Presidente della Repubblica ha sostituito, in quanto a onori e prestigio, il Re.
Mattarella è un buon presidente e fa bene il suo lavoro che è quello di un garante del funzionamento delle istituzioni.
Non può che esprimere opinioni volutamente apprezzabili dalla maggior parte della popolazione e ampiamente condivisibili, è il suo ruolo.
Il problema è che a causa di questa mentalità regia ancora esistente spesso se il Capo dello Stato dice una cosa viene presa per legge o come opinione incontestabile e sovrana.
Vediamo oggi un esempio abbastanza interessante: Mattarella ha fatto un discorso generalmente pro autonomie e il ministro degli affari regionali Boccia ha concordato, lodando il Quirinale e dicendo addirittura che l’autonomia rafforza l’unità nazionale.
Normale? Beh, non proprio: fino a pochi anni fa Boccia era teorico di un complotto che vedeva Lombardia e Veneto intenti a smontare il Paese.
So che tutti direte “ma magari ci fosse stato questo complotto”, ma questo è quello che il ministro sostevena.
Giova anche ricordare come ci sia finito Boccia lì: il governo Conte I decise di affiancare al classico Ministero per il Nord, ossia l’agenzia delle entrate, un Ministero per le Autonomie a trazione leghista e settentrionale e un Ministero per il Sud, a trazione pentastellata e meridionale.
Finito l’amore tra Matteo e Luigi è nato il governo Conte II, che mantenne il ministero per il Sud ma mettendo agli Affari Regionali, ex autonomie… sempre un meridionale, per di più dichiaratamente anti-settentrionalista.
Circondati da ogni lato è però bastata una dichiarazione del Presidente della Repubblica, in quanto tale praticamente incontestabile, per far “cambiare idea” al ministro Boccia.
Ma non abbassiamo la guardia: questo governo è dichiaratamente contro il Nord. Non tanto per l’essere il più meridionale della storia, che di meridionali che conoscono davvero il valore del Nord e delle autonomie ce ne sono a iosa come Nicola Rossi o Lorenzo Infantino, ma per i fatti: a questo governo interessano principalmente i dipendenti pubblici, i percettori di reddito di cittadinanza, la fiscalità di vantaggio al Sud – come se al Sud non si investisse per le tasse e non perché è in pratica un’economia del Centramerica dove si va avanti a mazzette e dove la criminalità è più importante dello Stato – e dare lavoro tramite lo Stato, come un Venezuela qualsiasi.
Distribuire la ricchezza “in solidarietà” è molto più importante, per loro, che produrla. E questo è contro qualsiasi senso comune per il Nord, le cui persino le sinistre “storiche” non sostenevano tale modello.
Non a caso qui abbiamo prosperato, lì no. Ma se lasceremo loro esportare questo modello non produrremo più nemmeno noi. E la Germania non sarà mai il bancomat che “l’Italia” vorrebbe.