Si parla di una “tassa di solidarietà” sui redditi sopra gli 80’000€. Che, già, il fatto che una persona che guadagni così sia considerata un ricco da spennare fa capire che, in Italia, la media politica parla ai poveracci che prima di parlarti ti chiedono la dichiarazione dei redditi.
E chi è a favore se la mena dicendo che chi è contro sta con il 2% più ricco, come se essere ricchi fosse un male, una cosa di cui vergognarsi. Io, personalmente, non ho problemi a dirlo: io sto col 2% più ricco e, come penso chiunque, spero anche di entrarci, prima o poi!
Se c’è chi ha guadagnato la propria ricchezza attaccandosi come una pulce ad un politico e prendendo i nostri soldi, beh, quello è un problema politico da risolvere alla radice. Ma se mi si chiede se preferisco contribuire al benessere del fondatore di un supermercato che mi permette di acquistare tanti prodotti a buon prezzo o di un qualcheduno che senza istruzione ha fatto 5 figli, è stato in carcere quattro volte ed ha 24 anni, beh, preferisco stare col primo.
A me il fatto che ci sia qualcuno di più ricco di me non toglie nulla, sinceramente, finché s’è guadagnato questa ricchezza in modo onesto. Non vedo perché, come dice qualcuno che vorrebbe eliminare i miliardari, se una persona ha un’enorme idea non possa trarne profitto. Uno come Bill Gates, che è stato protagonista della rivoluzione informatica per l’utente comune, non vedo perché non debba avere i miliardi. E, sia chiaro, non è che Zio Bill ha una carta di credito con millemila miliardi rubati a chi usa i servizi Microsoft pronti in contanti, la stragrande maggioranza del suo patrimonio è in azioni.
Ma guardiamo a un dato: lo Stato spende poco meno della metà di ciò che l’Italia produce. Siamo poco sotto la Svezia ma i nostri servizi fanno schifo.
La differenza tra noi e la Svezia è semplice: loro vogliono uno stato sociale, gli italiani uno stato clientelare. In Svezia hanno capito che l’unico modo per avere servizi buoni è metterli a mercato, aprire al privato e farli gestire e finanziare dagli enti locali e non dallo Stato. In Italia, invece, un qualsiasi servizio pubblico è un porcile in mano alla partitocrazia che tiene centinaia di migliaia di persone per le palle in cambio di voti.
In Svezia non hanno problemi ad affidare, ad esempio, un servizio ad un privato a pari condizioni del pubblico, perché il risultato che vogliono è un buon servizio. In Italia, a meno che il privato sia l’amico dell’amico che poi ti rigira la percentuale, no, perché il privato non organizza il concorsone con la tua quota assicurata.
A maggior ragione in Svezia non hanno problemi a permettere alle persone di uscire dal circuito pubblico, come fa nella scuola. Alla fine, ripetiamo, l’obiettivo dello stato sociale è aiutare le persone. In Italia, invece, l’obiettivo è quello di comperarsi i voti e di far credere ai cittadini che avere quel servizio nelle mani di tutti sia assolutamente necessario.
A me lo Stato italiano toglie più di qualsiasi ricco. Perché, almeno, posso scegliere quale ricco finanziare nelle mie scelte quotidiane: quale TV guardare, in quale supermercato andare, che operatore telefonico adottare.
Lo Stato questa scelta non me la lascia.
Se non ho i soldi per frequentare una scuola privata devo tenermi quella pubblica, anche se magari i miei prof dicono “uscite i libri dalla cartella” e i risultati dei tesi INVALSI mostrano una totale disconoscenza della lingua italiana, come accade in ampie aree del Meridione.
Eppure allo Stato costerebbe ben meno pagarmi una scuola privata che mantenermi nella pubblica. Pensate che il percorso educativo di uno studente calabrese con i suoi scarsi risultati costa praticamente uguale ad un percorso alla Scuola Svizzera di Milano. Che è una scuola internazionale bilingue.
Al Sud, probabilmente, ci sarebbe ampio mercato per scuole che si accontentano di 4000€ (la metà della spesa per la scuola pubblica) l’anno dallo Stato per istruire i ragazzi, magari facendo cose impensabili per la pubblica come insegnare l’italiano.
Ma lo Stato non lo farà mai. Perché? Perché se paghi una privata non puoi assicurarti i voti di migliaia di precari che vorrebbero entrare in ruolo. Ogni scuola si gestirebbe i propri contratti, chi è bravo va indeterminato, i mediocri qualche contratto annuale e chi fa schifo si trova un altro lavoro. Come in qualsiasi altra impresa, direbbe chi nella propria vita ha lavorato veramente.
MA GLI ITALIANI DIREBBERO CHE DIMOSTRA CHE IL PRIVATO È IL MALE!!!
Se anche si dimostrasse che la qualità del servizio migliorasse per loro prima di tutto viene il benessere di chi ci lavora dentro. Prima i prof, poi i bidelli, poi la segreteria e forse, dopo, l’assicurare un futuro all’alunno.
Ve l’ho già raccontata dell’italiano che mi disse che la sanità privata è inefficiente perché hanno messo della gente in cassaintegrazione. A loro non interessa che voi abbiate un buon servizio, gli interessa che gli assumano lo zio.
Come fanno? Ma vi costringono, ovviamente!
Un po’ come ai tempi della DDR: al figlio del proletario che dava la gran parte del proprio plusvalore alla SED spettava la Trabant, al figlio del superricco amico di Honecker la semidecente Wartburg.
Non penso vi sorprenda sapere che le auto del popolo socialiste tutte una volta messe in concorrenza con quelle occidentali, frutto della libertà economica e del libero mercato, sono scomparse in un anno o due.
Facevano schifo, erano rumorose, irreparabili (la scocca in plastica viene oggi usata per l’asfalto) e inquinavano a manetta. Un po’ come le nostre scuole pubbliche che danno scarsi risultati, inquinano perché hanno strutture dell’anteguerra e sono così piene di clientele da essere irrecuperabili.
Questa è la ragione per cui gli statalisti, ad esempio, contestano il modello lombardo in sanità: non hanno abbastanza controllo su di esso e riduce il potere dello Stato sul cittadino. Ed idem è il motivo per cui molti vogliono togliere i sussidi alle scuole paritarie, nonostante siano convenienti, o addirittura abolirle: più persone portano sotto il proprio alveo più potere hanno.
Mi perdonino gli indipendentisti duri e puri se la cito ma Margaret Thatcher, che passò i propri mandati proprio minando tale sistema, descrisse il tutto in modo perfetto:
I socialisti urlano “potere al popolo” col pugno chiuso alzato. Tutti sappiamo cosa intendono veramente: potere sul popolo, potere allo Stato.
E sapete perché vogliono farvi odiare i ricchi (o i lombardi che aggiungendo una decina di euro al ticket possono andare da un privato a fare la visita la settimana dopo e non il mese dopo)? Perché, avendo i soldi, possono uscire dall’inferno statalista che i sostenitori del pubblico hanno creato.