Stiamo da giorni ridendo grazie al boicottaggio di alcuni bar meridionali dei prodotti veneti. È, per ovvi motivi, una mossa stupida: Il motivo principale è che al consumatore medio, sì, anche quello che condivide link su FB sulla necessità di acquistare solo made in Italy a chilometro zero, compera in base a gusto e prezzo. In sostanza l’anziano che chiedeva il prosecco non si unirà alla protesta: Cambierà bar.
Secondo motivo, un pelo più frivolo, è che se ritieni così essenziali alla tua esistenza i contributi del Veneto non dovresti boicottare chi ti sostiene. O no?
Qui potrebbe venire in mente una cosa: Se al Nord c’è tanto export il Sud vive essenzialmente di mercato italiano. Se il Nord boicottasse il Sud potrebbe danneggiare l’economia locale, mentre l’inverso non è nemmeno lontanamente possibile. Anche perché il settore agricolo veneto conta poco più dell’1% del PIL.
Buona idea? Beh, no. E vi spiegherò subito il perché.
Se il Nord prospera è grazie a una mentalità liberista. Produrre ricchezza, usarla, premiare chi offre servizi buoni. Per un settentrionale medio lo Stato è un ostacolo: Quando deve pagare gran parte dei propri ricavi per servizi scarsi, quando deve perdere tempo per bizantine procedere che in Paesi più civili si fanno online con un centesimo della spesa.
Certamente anni di propaganda a tema portano molti a pensare che il problema non sia lo statalismo ma la mala-amministrazione, i mercati e via così, ma potenzialmente basta poco per trasformare un settentrionale in un liberale.
Al Sud, invece, la politica offre un menù diverso: Ha trasformato quel territorio in un’enorme buca di Keynes e, per chi non viene chiamato a scavare, offrono un ampio welfare.
Per chi non lo sapesse la buca di Keynes è un concetto ideato dall’economista britannico padre della macroeconomia secondo il quale se c’è disoccupazione lo Stato deve chiamare i disoccupati a scavare un’enorme buca per poi riempirla ricevendo per questo uno stipendio. I servizi creatisi intorno a questa buca avrebbero fatto ripartire l’economia.
Parrebbe funzionare, ma c’è il problema che qualcuno questi stipendi deve anche pagarli, e questo qualcuno è chi produce realmente ricchezza.
Sia chiaro, il Sud non è un’economia socialista: Esiste un’economia privata. Ma la dorsale economica è lo Stato. E i risultati li abbiamo visti: Continuiamo a scavare la buca di Keynes, continuiamo a drenare denaro dai settori produttivi del Nord, continuiamo a drenare persone dai settori produttivi del Sud e quando il sistema fallisce è perché “ce ne vuole di più”.
Non a caso per il politico meridionale medio “creare lavoro” vuol dire fare assunzioni nel pubblico e per il meridionale medio l’aspirazione è andare in quel posto pubblico. E, sia chiaro, non posso fare una colpa a loro. Portare la pagnotta a casa è l’obiettivo di tutti, e se lo Stato ti offre gentilmente un posto difficilmente lo rifiuterai.
E chi vuole primeggiare? Ebbene, incontrerà difficoltà enormi. Tra capitale umano drenato dal welfare e da posti pubblici assolutamente in eccesso, infrastrutture carenti e difficoltà burocratiche se va bene si trasferisce al Nord, se va male all’estero. Ma, come ben faceva notare Milton Friedman – e di ciò parleremo in modo approfondito in un futuro articolo – di solito chi riceve un aiuto di Stato paga, in termini di limitazioni e costrizioni, un prezzo ben più alto di quello che paga chi sborsa i soldi per l’aiuto.
Non possiamo certamente esentare i meridionali da ogni responsabilità: La classe politica in questione è stata votata e ampiamente supportata dalla maggioranza di chi si recava alle urne.
Ma, con un boicottaggio, chi crediamo di danneggiare?
I politici? Nossignore, quelli se hanno bisogno vi aumentano le tasse. Chi vive di Stato? No, in Italia i “privilegi acquisiti” sono come un diamante: Per sempre.
Danneggiamo chi vuole primeggiare e non vuole dipendere dallo Stato, ossia chi dovremmo supportare. Boicottare l’economia di mercato al Sud vuol dire dare più spazio ai politici in cerca di voti da comperare, danneggiandoci, alla fine, con le nostre stesse mani.