L’ufficio di bilancio parlamentare stima che circa il 56 per cento dei nuclei beneficiari della misura voluta dai gialloverdi sia residente al Sud e nelle isole.
Si parla di circa 3 milioni e mezzo di persone coinvolte dal beneficio per il quale scatteranno le domande a partire dal prossimo 6 marzo.
Secondo i rappresentanti dell’Ufficio Parlamentare Sicilia e Campania saranno in testa alla classifica dei percettori.
Le cifre e il paradosso: non conviene lavorare.
Il reddito prevede per un single anche fino a 780 euro al mese, esentasse. Sono poco più di 9.300 euro all’anno.
Ed è proprio qui che nasce il paradosso.
Tra i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza bisogna dimostrare un valore ISEE inferiore a 9.360 euro.
Il 30% dei contribuenti italiani dichiara meno di 10 mila euro l’anno.
In particolare al Meridione, dove è il 40% dei cittadini a prendere meno della soglia, mentre nel Centro la percentuale è al 28%, contro il 24% del Nord.
In parole povere: un terzo degli italiani ha una busta paga più o meno simile agli euro previsti dal reddito di cittadinanza.
Questo significa che quella che doveva essere una misura di contrasto della povertà rischia di disincentivare la ricerca di un lavoro o, peggio ancora, di incentivare la ricerca di un secondo lavoro in nero per garantirsi la doppia entrata.