FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Autonomia del Veneto: Zaia ce la fa (forse)

Il tono della nota diramata nella serata di ieri è trionfalistico.


Sui testi delle intese per l’autonomia differenziata è stato raggiunto l’accordo sulla parte finanziaria. Si è dunque chiusa l’istruttoria con il Mef in modo positivo. L’accordo prevede l’approdo ai costi e fabbisogni standard partendo da una fase iniziale calcolata sul costo storico. La copertura sarà a saldo zero e le risorse sono garantite tramite la compartecipazione di imposte

Firmato Massimo Garavaglia, viceministro all’Economia e Erika Stefani ministro agli Affari Regionali. Bene, un passo avanti per rispondere alle richieste del Popolo Veneto è stato compiuto.

Cosa succederà da oggi in poi?

Autonomia for dummies

Autonomia è una parola complicata. Può voler dire tutto e niente. In Veneto e Lombardia, a ottobre del 2017, più di 5 milioni di persone hanno votato per maggiore autonomia delle due regioni, in un referendum consultivo.

Il quesito

Ai Lombardi venne chiesto:


«Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma della Costituzione?».

Mentre per i veneti fu tutto molto più essenziale:


«Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?».

Il nodo della questione autonomia è tutto in quel “Con relative risorse” riportato nel quesito Lombardo.

Perché se è vero che ci sarà la possibilità di gestire direttamente numerose materie (dall’ambiente all’istruzione, passando per la cultura e la sanità) è anche vero che senza soldi non è possibile fare molto e l’autonomia rischia di essere una scatola vuota.

La campagne elettorali del referendum furono improntate su un concetto semplice: la sensibilizzazione rispetto al residuo fiscale.

Ovvero l’enorme cifra che ogni anno Veneti e Lombardi, pagando le tasse, regalano al resto del Paese. Qualcosa che va molto vicino ai 70 MILIARDI di euro.

Come funziona il residuo fiscale

Il residuo fiscale è la differenza positiva tra le entrate e le uscite fiscali del bilancio regionale.

Per effetto del principio costituzionale di solidarietà, a cui in queste ore si stanno appellando le regioni del Sud che non vogliono l’autonomia, tale differenza viene compensata così: i le regioni che presentano un residuo fiscale positivo, lasciando i propri soldi a Roma, aiutano quelle che hanno un residuo fiscale negativo.

Semplificando: i soldi dei Lombardi servono per coprire i buchi di bilancio della Sicilia. Si faccia attenzione: nessuno si appella a una questione “etnica” o di supremazia dei popoli del nord. E’ semplicemente una questione tecnico-politica: quella delle inefficienze del sistema pubblico che, come confermano tutti gli osservatori economico finanziari e di spesa pubblica, trova un terreno più fertile nelle regioni del Sud.

Con l’annuncio Stefani-Garavaglia sorge spontanea una domanda: le tasse dei cittadini lombardo-veneti rimarranno a disposizione dei rispettivi governatori, che saranno liberi di investire secondo criteri autonomi, o saranno ancora ridistribuite per coprire i bilanci delle altre regioni italiane, meno virtuose, in nome della solidarietà nazionale?

Il testo dell’accordo

Nella giornata di ieri, a Roma, si è lavorato febbrilmente e la Ministra Erika Stefani ha lottato per portare a casa un risultato che in poche ore (oggi, attorno alle 19) verrà presentato al consiglio dei ministri.

L’accordo con il MEF ha stabilito che l’autonomia sarà “A Saldo Zero e con partecipazione delle imposte”.


Cosa significhi in realtà lo ha spiegato molto bene il governatore lombardo Attilio Fontana (foto) : “Non togliamo assolutamente nulla al Sud, chiediamo che le competenze che oggi sono gestite dallo Stato vengano in parte trasferite alle Regioni e che vengano trasferite le somme che lo stato impiega per svolgere quei compiti. Poi entro 5 anni si dovrà arrivare ai cosiddetti costi standard“.

L’accoppiata Garavaglia-Stefani ha ribadito: La copertura sarà a saldo zero e le risorse sono garantire tramite la compartecipazione di imposte.Nessuna misura di solidarietà nazionale verrà meno e mai saranno sottratte risorse da un territorio in favore di un altro».

In sostanza Lombardia e Veneto si impegnano a fare meglio ciò che faceva lo Stato utilizzando gli stessi soldi. Fattibile.

Resta però aperta una domanda a cui nessuno pare intenzionato a rispondere prima di questa sera: e il residuo fiscale? Lombardi e veneti continueranno a pagare come prima?

Lo scoglio politico.

A spegnere l’entusiasmo dei leghisti e a mettere il premier Giuseppe Conte in un angolo ci ha pensato il Ministro per il Sud Barbara Lezzi che ha ribadito: “Le richieste di autonomia che abbiamo previsto nel contratto non saranno uno strumento per favorire alcune regioni a discapito di altre. Il completamento dell’iter, garantisco, non comporterà un surplus fiscale trattenuto al Nord”.

Barbara Lezzi del M5S esprime la dichiarazione di voto del suo partito al Def nell’aula di Palazzo Madama a Roma, 23 aprile 2015. ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI

Niente residuo fiscale, quindi. Per la titolare del ministero per il mezzogiorno il nord si dovrà accontentare dei costi standard (che arriveranno però tra 5 anni).

Dalle parti del Vicepremier Di Maio fanno sapere “Manca ancora un accordo politico e difficilmente uscirà questa sera”.

L’accordo politico non riguarda solo l’aspetto finanziario, i problemi da risolvere sono ancora molti e riguardano competenze che i ministri grillini non vogliono cedere alle regioni. Giulia Grillo (Sanità), Danilo Toninelli (Infrastrutture), Sergio Costa (Ambiente), Alberto Bonisoli (Cultura), non sono disposti a delegare alle Regioni competenze importanti dei loro dicasteri e anche i parlamentari del Sud si apprestano a dare battaglia.

L’Iter di approvazione

Con buona pace delle Lobby Sudiste chiamate a raccolta dal Governatore della Campania De Luca (leggi le dichiarazioni) l’iter di approvazione è stabilito dalla costituzione e prevede una serie di passaggi.

  • La richiesta della Regione
  • Il negoziato con il Governo
  • La presentazione della Bozza al Governo (che avverrà oggi)
  • La firma dell’Intesa
  • Il disegno di Legge che recepisca l’intesa (singolo per ogni Regione)
  • L’approvazione della legge con maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna camera.

E’ proprio negli spazi di modifica concessi in questo lungo percorso che si annidano i pericoli più insidiosi per il progetto di una autonomia vera e concreta che non porti con se solo deleghe e competenze ma anche ciò che in molti, quasi sei milioni di persone, hanno chiesto con il proprio voto.

Una ridistribuzione più equa delle tasse.

PER APPROFONDIRE: Autonomia (sintesi)- Documento della Camera de Deputati

Michybet
Nata 38 anni fa in una piccola cittadina del Nord Italia. Ha conseguito specializzazioni in Affari Europei, Project Management e EuroProgettazione. E' titolare di uno studio specializzato in Relazioni Istituzionali e Comunicazione e Lobbista accreditato presso il Parlamento Europeo. Prima di questa avventura ha vissuto per anni all'estero. Rientrata in Italia si è occupata di formazione su temi economici e finanziari per una società i cui servizi sono rivolti agli ordini professionali. In tempi più recenti ha collaborato alla realizzazione di progetti umanitari che hanno ricevuto riconoscimenti dalle più importanti istituzioni mondiali. Grazie a questa esperienza è stata chiamata come formatore e speaker a eventi e seminari in tutta Europa. E' appassionata di tutto ciò che ruota attorno alla politica, alle relazioni tra Stati e alla Democrazia. Ama i gatti e colleziona scarpe. Un giorno andrà a vivere a La Turbie.. per ora si occupa di Lombardia. Liberale di Centro-Destra.

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