Ultimamente assistiamo ad uno tsunami di notizie di derivazione governativa e dintorni. Non ci facciamo mancare nulla: News serie, poco serie o proclami senza tralasciare iniziative risibili o preoccupanti. Ce n’è per tutti i gusti: Dal pugno intriso di vuoto alla Toninelli, al medesimo ministro cremonese che, dopo il decreto Genova con il “salvacondoni ad Ischia”, viene a parlare con i sindaci dell’Oglio Po per il Ponte di Casalmaggiore, passando per la riforma del reato del peculato ed il sequestro della nave Aquarius sino a giungere all’abbattimento degli immobili dei Casamonica a Roma. Lo ammetto, ormai sono rassegnato e rimango indifferente alla bulimia di interventi dei tuttologi ministri che oltrepassano ad ogni piè sospinto il proprio campo di competenza. Non argomenterò sul collega Bonafede, sarebbe come sparare alla Croce rossa con il serio rischio di violare la Deontologia professionale.
Tuttavia, leggo una notizia che mi lascia subito incredulo con sentimenti di mestizia unita a senso di forte preoccupazione: La Banca d’Italia ha presentato il rapporto sull’andamento congiunturale della Lombardia. Orbene, rispetto ad un ritmo “frizzante” del 2017 e dei primi mesi del 2018, nel terzo trimestre 2018 l’economia lombarda segna un evidente rallentamento nella produzione manifatturiera così come frena bruscamente la domanda di lavoro in somministrazione. Per di più cala il fatturato del commercio al dettaglio. L’economia lombarda rallenta, quindi. Le rivelazioni sull’indice della fiducia svolte da Assolombarda sono coerenti e sulla stessa linea, addirittura essa si posiziona sui minimi da inizio 2013. Le imprese lombarde prevedono un 2019 di stabilità (e non più di crescita) degli investimenti. I commenti dei tecnici economisti si sprecano. Tra i tanti il Direttore della Banca d’Italia di Milano parla di “momento di passaggio” – “spartiacque” per indicare le nuvole all’orizzonte. L’imprenditore Carlo Bonomi di Assolombarda ha preso una posizione netta: “Sembra che il Governo voglia affossare il Nord”. Peraltro, l’80% delle imprese bresciane giudica negativamente le azioni economiche già decise e quelle prospettate dal Governo.
Ecco, la Lombardia tutta, imprese e cittadini hanno perso la fiducia quindi consumano di meno e risparmiano in attesa di tempi migliori, ma soprattutto non investono in ricerca e sviluppo. I depositi bancari dei cittadini, infatti, aumentano in un anno di circa il 4% mentre quello delle aziende del 18%.
Tutto questo appare rilevante se non preoccupante se nell’analisi si introduce il tema del residuo fiscale, ossia la differenza tra tutte le entrate (fiscali e di altra natura come alienazione di beni patrimoniali pubblici e riscossione di crediti) che lo Stato preleva da un determinato territorio e le risorse che in quel territorio vengono spese.
La Lombardia, infatti, ha un residuo fiscale di 54 miliardi di euro ed è la regione che versa più tasse allo Stato ricevendo, in cambio, meno trasferimenti in termini di spesa pubblica. Un importo abnorme anche a livello europeo se si pensa che due regioni tra le più industrializzate d’Europa come la Catalogna e la Baviera hanno rispettivamente un residuo fiscale di 8 miliardi e 1,5 miliardi.
Quindi c’è da porsi qualche seria domanda: Cosa succederà se vi sarà un calo duraturo dell’attività economica in Lombardia? Ed anche: ma se il PIL della Regione più importante d’Italia, quella denominata “la Locomotiva d’Italia” si contrae il debito pubblico italiano non rischia di esplodere?
Domande che probabilmente nessuno dei tuttologi di cui sopra si è mai posto. Fenomeni di incompetenza memorabile che appaiono mettercela tutta per allontanare gli investitori esteri e distruggere la fiducia nell’Italia anche da parte degli stessi cittadini nonché bloccare gli imprenditori nello sviluppo. Il loro obiettivo dichiarato è eliminare la povertà del Sud, poco importa se questo avviene estendendo la stessa a tutto il territorio nazionale. Forse che si avvedranno nel momento della ricerca dei soldi per il reddito di cittadinanza?